Leggendo il mio racconto sul Gan di Trava, qualcuno ha pensato che me lo sia inventato. Non è affatto vero! L’ho trovato nelle carte che mi sono ritrovato come uno degli ultimi eredi dei tanti Piut e Piute che hanno popolato la Carnia. I Piutti sono orami una progenie in estinzione, ma non è sempre stato così. M’è capitato proprio tra le carte di uno di questi, quondam Floriano Piute di Trava morto nel 1514, di trovare la storia del Gan ed anche quella che vi vado a riportare sull’agane di Tarlessa. Se poi questo Piute le storie le abbia tratte dalla sua fantasia o da qualche documento più antico non saprei. Ma che ci importa? L’umanità ha pensato per millenni che il sole girasse attorno alla terra per poi scoprire che era vero il contrario. Ma con questo che cosa è cambiato?
Tornando ai racconti di Floriano Piute, quello dell’Agane è ancora più intrigante. Si riferisce al periodo della diffusione in Carnia del cristianesimo, alla metà del secondo secolo dopo Cristo. Pure in Carnia erano arrivati i missionari della nuova religione. Come è avvenuto in tutto il mondo, anche qui qualcuno si è convertito subito, altri hanno invece resistito fedeli alla religione della tradizione, che in Carnia era quella dei Celti.
A Trava i Celti Leuci che popolavano l’altopiano di Lauco, avevano un loro tempio ove oggi sorge la Chiesa della Madonna di Trava. Non era proprio un tempio. C’erano dei grandi blocchi di pietra in un bosco fitto di querce, e questo per i Leuci era il luogo della religione. Da una delle pietre sgorgava un’acqua freschissima, e la sorgente era abitata da Tarlessa una delle Agane dell’Altopiano . I primi cristiani costruirono invece una piccola chiesa molto modesta, poco più di una ancona votiva, ove oggi sorge la chiesa di san Leonardo. I cristiani avrebbero voluto convincere tutti i loro paesani ad abbandonare i riti pagani. Ma la gran parte dei Leuci di Trava resisteva nella fede degli antenati, anche perché il loro tempio era famoso in tutta la valle del Tagliamento, perché da tutta la valle, sin dalla notte dei tempi, si portavano a seppellire i bimbi nati morti.
Si sa che per la religione di Celti il mondo degli invisibili è ancora più importante del mondo visibile. L’uomo è destinato a vivere l’eternità nel mondo degli invisibili dopo un periodo più o meno lungo trascorso nel mondo dei visibili. Per questo, come ricorda anche Giulio Cesare, i Celti facevano festa per la morte e piangevano per le nascite. I romani restarono sorpresi per questa usanza, ma in effetti se la morte è l’entrata nel mondo dell’eterna felicità non si vede perché si dovrebbe piangere. Mentre invece quando un nuove essere umano entra a tormentarsi a questo mondo, piuttosto che rallegrarsi, ha più senso compatirlo e piangere per lui.
Comunque così la pensavano e così credevano i Celti in Carnia prima del cristianesimo. Ritenevano anche che per gli uomini il periodo trascorso nel mondo dei mortali fosse necessario per costruire il sistema dei ricordi, che poi teneva legate le persone al loro territorio, anche nel mondo degli invisibili. Da qui un culto dei morti veramente sentito, perché sentita la loro presenza viva se pure invisibile
Ma ad un certo punto, s’erano posti anche loro il problema dei bimbi nati morti. Non avendo visto niente, non avendo nessun ricordo, come potevano restare legati al territorio della Carnia?
Dopo infinite discussioni telogociche, avevano infine trovato la soluzione di portarli al Druido di Trava. Questi li consegnava all’Agana Tarlessa che li metteva in una gerla e con loro saliva la notte in cima al monte Arvenis. La fata aveva il potere di richiamarli in vita. Appoggiava la gerla sulla cima, ove oggi c’è la croce, alitava poi sui bambini recitando delle formule magiche. Il suo alito dava loro vita e miracolosamente trovavano anche la forza di aggrapparsi all’orlo della gerla e guardare. Lei girava la gerla come se fosse stata una giostra per bambini, e loro guardavano, e nei loro occhi si imprimevano le immagini della Carnia, che avrebbero conservato per l’eternità nel mondo degli invisibili.
Ai tempi della nostra storia nel 150 d.C era papa a Roma Igino che nell’organizzare i riti della nuova religione, aveva posto mano a quello del battesimo. Stabilì che ci dovesse essere un padrino ed una madrina a recitare la professione di fede, ma stabilì anche che i bambini senza battesimo non avrebbero avuto diritto al Paradiso. Inventò per loro un Limbo che è stato in funzione per tutti questi secoli, e che è pare sia stato chiuso da poco dall’ultimo Papa.
Ai primi cristiani di Trava, questa idea dei bambini nati morti, che non potevano entrare in Paradiso non andava giù! Che colpa avevano loro? E i genitori? Non bastava la disgrazia di vedere morto il bimbo portato in grembo per nove mesi, dovevano anche tormentarsi sapendolo al Limbo!
Se i bimbi dei genitori di religione celtica potevano rivivere qualche momento per vedere la Carnia, perché non concedere ai figli dei cristiani, la stessa possibilità? Avrebbero avuto così il tempo di riceve il battesimo, per poter volare a fare gli angeli in Paradiso!
Quando con gli anni, i cristiani furono in maggioranza a Trava, decisero di occupare il luogo del tempio del Dio Beleno. Il Druido che oppose resistenza, fu ucciso nel nome di Cristo che aveva predicato di amare anche i nemici, e sepolto in Cerantonis. Dal fatto si deduce che questo era probabilmente il suo nome, che non viene riportato nella carte di Piute. Se fosse vero sarebbe il caso di dedicare sul luogo un monumento al nome di questo martire.
L’Agana per il dispiacere di non poter girare la giostra con i bambini in vetta all’Arvenis, si rifugiò sui pianori che ora prendono nome da lei, e si lasciò morire. Molti raccontano di sentirla piangere ancora tra gli stavoli, soprattutto nelle notti di luna piena. La fonte dove ella viveva non c’è più. A seguito di uno dei tanti terremoti anche questa si è spostata ed è diventata la sorgente del Tof, che peraltro conserva ancora i poteri magici lasciati dalla fata, sembra infatti che con la sua acqua si possano curare molte malattie..
La madonna nell’immaginario collettivo degli abitanti di Trava, ha preso il posto dell’Agana, e la Chiesa della Madonna di Trava è ancora famosa ai giorni nostri come lo era nel 1686 quando fra Antonio Dall’Occhio riportava che a Trava “vi è una piccola Chiesa dedicata alla Madonna del Carmine, comunemente detta la Madonna di Trava, alla quale vengono continuamente portati da’ villaggio cadaveri di bambini usciti morti da materni ventri…il notaro della Villa, detto Giovanni Leschiutta, fa un attestato che il bambino morto ha dato segni di vita e che è stato battezzato, lo consegna a colui che ha portato il bambino morto, acciò lo porti ai genitori, i quali molto si rallegrano di tale attestato e fermamente credono quanto in esso si attesta, che il morto bambino sia veramente risorto, habbi ricevuto il Battesimo, e andata la di lui anima a godere l’eterna gloria”.
Tornando ai racconti di Floriano Piute, quello dell’Agane è ancora più intrigante. Si riferisce al periodo della diffusione in Carnia del cristianesimo, alla metà del secondo secolo dopo Cristo. Pure in Carnia erano arrivati i missionari della nuova religione. Come è avvenuto in tutto il mondo, anche qui qualcuno si è convertito subito, altri hanno invece resistito fedeli alla religione della tradizione, che in Carnia era quella dei Celti.
A Trava i Celti Leuci che popolavano l’altopiano di Lauco, avevano un loro tempio ove oggi sorge la Chiesa della Madonna di Trava. Non era proprio un tempio. C’erano dei grandi blocchi di pietra in un bosco fitto di querce, e questo per i Leuci era il luogo della religione. Da una delle pietre sgorgava un’acqua freschissima, e la sorgente era abitata da Tarlessa una delle Agane dell’Altopiano . I primi cristiani costruirono invece una piccola chiesa molto modesta, poco più di una ancona votiva, ove oggi sorge la chiesa di san Leonardo. I cristiani avrebbero voluto convincere tutti i loro paesani ad abbandonare i riti pagani. Ma la gran parte dei Leuci di Trava resisteva nella fede degli antenati, anche perché il loro tempio era famoso in tutta la valle del Tagliamento, perché da tutta la valle, sin dalla notte dei tempi, si portavano a seppellire i bimbi nati morti.
Si sa che per la religione di Celti il mondo degli invisibili è ancora più importante del mondo visibile. L’uomo è destinato a vivere l’eternità nel mondo degli invisibili dopo un periodo più o meno lungo trascorso nel mondo dei visibili. Per questo, come ricorda anche Giulio Cesare, i Celti facevano festa per la morte e piangevano per le nascite. I romani restarono sorpresi per questa usanza, ma in effetti se la morte è l’entrata nel mondo dell’eterna felicità non si vede perché si dovrebbe piangere. Mentre invece quando un nuove essere umano entra a tormentarsi a questo mondo, piuttosto che rallegrarsi, ha più senso compatirlo e piangere per lui.
Comunque così la pensavano e così credevano i Celti in Carnia prima del cristianesimo. Ritenevano anche che per gli uomini il periodo trascorso nel mondo dei mortali fosse necessario per costruire il sistema dei ricordi, che poi teneva legate le persone al loro territorio, anche nel mondo degli invisibili. Da qui un culto dei morti veramente sentito, perché sentita la loro presenza viva se pure invisibile
Ma ad un certo punto, s’erano posti anche loro il problema dei bimbi nati morti. Non avendo visto niente, non avendo nessun ricordo, come potevano restare legati al territorio della Carnia?
Dopo infinite discussioni telogociche, avevano infine trovato la soluzione di portarli al Druido di Trava. Questi li consegnava all’Agana Tarlessa che li metteva in una gerla e con loro saliva la notte in cima al monte Arvenis. La fata aveva il potere di richiamarli in vita. Appoggiava la gerla sulla cima, ove oggi c’è la croce, alitava poi sui bambini recitando delle formule magiche. Il suo alito dava loro vita e miracolosamente trovavano anche la forza di aggrapparsi all’orlo della gerla e guardare. Lei girava la gerla come se fosse stata una giostra per bambini, e loro guardavano, e nei loro occhi si imprimevano le immagini della Carnia, che avrebbero conservato per l’eternità nel mondo degli invisibili.
Ai tempi della nostra storia nel 150 d.C era papa a Roma Igino che nell’organizzare i riti della nuova religione, aveva posto mano a quello del battesimo. Stabilì che ci dovesse essere un padrino ed una madrina a recitare la professione di fede, ma stabilì anche che i bambini senza battesimo non avrebbero avuto diritto al Paradiso. Inventò per loro un Limbo che è stato in funzione per tutti questi secoli, e che è pare sia stato chiuso da poco dall’ultimo Papa.
Ai primi cristiani di Trava, questa idea dei bambini nati morti, che non potevano entrare in Paradiso non andava giù! Che colpa avevano loro? E i genitori? Non bastava la disgrazia di vedere morto il bimbo portato in grembo per nove mesi, dovevano anche tormentarsi sapendolo al Limbo!
Se i bimbi dei genitori di religione celtica potevano rivivere qualche momento per vedere la Carnia, perché non concedere ai figli dei cristiani, la stessa possibilità? Avrebbero avuto così il tempo di riceve il battesimo, per poter volare a fare gli angeli in Paradiso!
Quando con gli anni, i cristiani furono in maggioranza a Trava, decisero di occupare il luogo del tempio del Dio Beleno. Il Druido che oppose resistenza, fu ucciso nel nome di Cristo che aveva predicato di amare anche i nemici, e sepolto in Cerantonis. Dal fatto si deduce che questo era probabilmente il suo nome, che non viene riportato nella carte di Piute. Se fosse vero sarebbe il caso di dedicare sul luogo un monumento al nome di questo martire.
L’Agana per il dispiacere di non poter girare la giostra con i bambini in vetta all’Arvenis, si rifugiò sui pianori che ora prendono nome da lei, e si lasciò morire. Molti raccontano di sentirla piangere ancora tra gli stavoli, soprattutto nelle notti di luna piena. La fonte dove ella viveva non c’è più. A seguito di uno dei tanti terremoti anche questa si è spostata ed è diventata la sorgente del Tof, che peraltro conserva ancora i poteri magici lasciati dalla fata, sembra infatti che con la sua acqua si possano curare molte malattie..
La madonna nell’immaginario collettivo degli abitanti di Trava, ha preso il posto dell’Agana, e la Chiesa della Madonna di Trava è ancora famosa ai giorni nostri come lo era nel 1686 quando fra Antonio Dall’Occhio riportava che a Trava “vi è una piccola Chiesa dedicata alla Madonna del Carmine, comunemente detta la Madonna di Trava, alla quale vengono continuamente portati da’ villaggio cadaveri di bambini usciti morti da materni ventri…il notaro della Villa, detto Giovanni Leschiutta, fa un attestato che il bambino morto ha dato segni di vita e che è stato battezzato, lo consegna a colui che ha portato il bambino morto, acciò lo porti ai genitori, i quali molto si rallegrano di tale attestato e fermamente credono quanto in esso si attesta, che il morto bambino sia veramente risorto, habbi ricevuto il Battesimo, e andata la di lui anima a godere l’eterna gloria”.
3 commenti:
Molto interessante! Quali sono i materiali che contengono questi racconti? Cerco di capire come la storia di carnia si e preservati.
Sono contenta di aver trovato questo post e questo blog.
Ieri sera una studiosa mi ha parlato de las aganes e dei riti di Trava.
Mi occupo da anni di fiabe classiche (ne parlo in un blog) e considero di massimo interesse la cultura portata avanti da leggende, tradizioni, riti. Pur essendo friulana da parte materna, non avevo idea della ricchezza da cercare in quel passato che è anche mio.
Grazie davvero d'aver messo a disposizione il tuo lavoro! Grazie!
Marilena D'Onofrio
p.s.: Trovo interessante che la chiesa di Villa Santina sia dedicata a La Maddalena... C'è stato un culto tipo cataro da quelle parti?
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