Al passo Siera: tra Carnia e Cadore.
(riportata dalla rivista In Carnia edita dalla tipografia Andrea Moro di Tolmezzo)
(riportata dalla rivista In Carnia edita dalla tipografia Andrea Moro di Tolmezzo)
Il passo Siera fa da ponte tra la Carnia e il Cadore.
Collegamento da sempre tra la valle del Boite e la Pesarina. Era un percorso
obbligato sia per i campi estivi che invernali per gli alpini di stanza in
Friuli.
Anche io ci sono passato la prima volta da alpino, nel campo estivo del
1967.
Nel campo invernale dello stesso anno vi ha lasciato la vita l’artigliere
alpino Ciro Ettorre
Salendo da Sappada, quasi all’arrivo del passo, si incontra la lapide con la quale i suoi commilitoni hanno voluto rimanga memoria del tragico evento.
Salendo da Sappada, quasi all’arrivo del passo, si incontra la lapide con la quale i suoi commilitoni hanno voluto rimanga memoria del tragico evento.
Il dipinto di Dalla Marta |
Finalmente, nel 75 anniversario dall’incendio, la malga, acquistata dal carnico
La malga in costruzione |
Da qui poi si può fare una bella traversata da brivido, sulla ferrata Corbellini, fino al rifugio De Gasperi, o una camminata verso il suggestivo passo dell’Arco.
Ma a indurmi a tornare al passo è stata la favola delle Agane della Val Pesarina.
Le fate, in Carnia, si chiamavano Aganes, da àghe-acqua perché abitavano nei corsi d’acqua. Chi aveva avuto la ventura di incontrarle, s’era imbattuto con loro sempre vicino ad un ruscello. Uscivano nelle notti di luna piena ad asciugare le loro vesti al chiarore della luna.
Al boschetto delle Agane |
Poi ci fu il concilio di Trento. Le Agane che, come apportatrici di felicità, erano raffigurate come bellissime fanciulle, vennero considerate come brutte espressioni infernali, demoniache. A dire che non ci può essere salvezza al di fuori della Chiesa, da bellissime fate divennero orribili streghe!...
In questo modo avrebbero dovuto trasformarsi anche quelle della Val Pesarina. Popolavano la valle, nascoste nel rio Pesarina, e nei tanti ruscelli che scendono dalle montagne ad alimentare il torrente. Si riunivano poi ogni notte a danzare sul passo tra la valle del Boite e la Val Pesarina, che da loro prendeva il nome di passo delle fate. Si ristoravano nel laghetto del passo e nelle pause andavano a dissetarsi alla fontana degli Sbilf, subito dietro alla casera della malga.
Una gorne(gronda) alimentata dalla sorgente che prende l’acqua dal monte Siera.
In questo modo avrebbero dovuto trasformarsi anche quelle della Val Pesarina. Popolavano la valle, nascoste nel rio Pesarina, e nei tanti ruscelli che scendono dalle montagne ad alimentare il torrente. Si riunivano poi ogni notte a danzare sul passo tra la valle del Boite e la Val Pesarina, che da loro prendeva il nome di passo delle fate. Si ristoravano nel laghetto del passo e nelle pause andavano a dissetarsi alla fontana degli Sbilf, subito dietro alla casera della malga.
Una gorne(gronda) alimentata dalla sorgente che prende l’acqua dal monte Siera.
Le agane pesarine avevano anche
il potere di trasformarsi in animali e così di giorno le si poteva incontrare sen rendersi conto che fossero loro, mentre si ascoltava estasiati il canto
d’un uccello, o si ammirava la grazia della corsa d’un capriolo o d’un cervo, la
furbizia d’uno scoiattolo, la forza d’un cinghiale, l’imponenza d’un orso.
Per questo la valle era un parco naturale dove la gente veniva per godere dello stupore dell’incontro ravvicinato con gli animali, per bearsi del riecheggiare del canto di mille uccelli che inondava la valle, come il suono degli strumenti di una unica grande orchestra sinfonica.
A ricordo del loro potere di diventare animali,
le Agane della Pesarina, chiesero di poter restare dentro agli alberi, mantenendo
l’immagine che avevano scelto da vive. E si vedono ancora, sulla carrareccia che
porta al passo.
Sette di loro invece hanno
ottenuto di restare fate. Nascoste non
più nel laghetto del passo, ma nel rio Siera, sulla strada di accesso.
Il boscut das Aganis |
L’originalità della favola sta
nel fatto che ora la si rilegge camminando, mentre si sale dalla val Pesarina.
Nei disegni di Sergio Sabadelli, suocero del proprietario della malga. Una vera camminata da
favola!
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